Il tepore mi demolisce

È il primo giorno di primavera ma questo non impedisce al vento freddo di soffiare senza interruzione. Il 22 ed il 23 sono giornate splendide e pienamente primaverili ma i continui allarmi ci danno poco tempo per prendere il sole. Il 23 vado ad un concerto di musica arcinota, lirica italiana, sempre gradevole a udirsi anche se il complesso orchestrale è un po’ miserello. In pari data ho una violenta lite con Colombo che inizia per una futilità sull’uso della bilancia in seguito alla quale mi sento dare del falso perché a suo tempo non ho denunciato come tale il pacco proveniente da Brunello. Ho avuto le mie buone ragioni per comportarmi in tal modo a suo tempo, ma l’argomento buttato là ad alta voce in piena camerata può far pensare che io mi sia appropriato di un pacco non totalmente mio. Il comportamento impulsivo e bambinesco di Colombo mi mette a dura prova il sistema nervoso e mi occorre tutta la buona volontà per non seguitare ed aggravare le cose. La faccenda comunque mi lascia maledettamente avvilito e forse serve per allontanare da me anche Manni al quale pure avevo dato d’intendere la stessa cosa per necessità di coerenza nonostante la reiterata tentazione di svelargli la verità.

Il tepore primaverile mi demolisce, aggiungendosi alla denutrizione, fisicamente; la lite e la voglia di fumare mi demoliscono moralmente – risultato: termino la giornata assai abbacchiato. Sono arrivati nel campo alcuni carri di pacchi ma si tratta di roba vecchia dalla quale ho poco – anzi niente – da sperare. In baracca si litiga spesso per la conquista di un posto in buona luce e quando si rimane esclusi non rimane che guardar verso la finestrella dalla quale anche il sole entra razionato ed aspettare il cessato allarme poiché è impossibile leggere! Se saprò un giorno riesumare l’angoscia di questi giorni la vita mi sembrerà tutta benessere e dolcezza comunque essa sarà. Ma verrà quel giorno? Ad ogni ora mi sento calare la forza ed il morale mi regge meno. Chi finirà prima tra me e la guerra? Mi dà coraggio il pensiero che c’è chi è fisicamente più malmesso di me, e purtuttavia da tanto resiste anche senza l’aiuto di pacchi.

Il tempo, nei giorni successivi si mette decisamente al bello e al caldo. Ogni mattina mi misuro le pulsazioni che oscillano al di sotto dei 50. Col caldo si ridestano le pulci che cominciano i loro pasti a nostre spese – sa Dio che cosa mangiano – devono credere di far pellegrinaggi in un ossario. La domenica degli Ulivi ci porta un sole degno di Roma un clima da riviera, un cielo degno della miglior tradizione italiana ed una commissione della Repubblica capeggiata da un Colonnello Medico. Il guaio si è che un primo allarme ci tiene in baracca dalle 9.30 alle 13. Nel pomeriggio si passano due ore al sole poi di nuovo allarme fino alle 17. Dalle 20 le luci vengono spente per altro allarme. Il Colonnello Medico comunica che in linea di massima è stato raggiunto l’accordo con la C.R.Int. per la nostra assistenza non si sa come e quando tale assistenza entrerà in funzione, intanto campa cavallo. Sono depresso. Passo ogni giorno qualche ora con Gaggi e si parla di Roma, di libri, di arte di cinema e teatro di attori, di amici, sono senza dubbio queste le ore migliori della giornata.

Il 26 inizia con la distribuzione ai francesi, di là dei reticolati, di pacchi della C.R. alla quale noi assistiamo mandando accidenti di gran cuore – poi c’è chi dà loro pure la magra razione di pane per qualche sigaretta, e tira la cinghia. Il tempo si mantiene buono – le camerate si sono adornate di ramoscelli di abete benedetto che sostituiscono gli ulivi.

27 marzo 1954 – Il tempo si è rimesso al freddo, il sole è scomparso nuovamente. Al mattino vado a deporre una testimonianza sulla fuga di Marantonio, rivolta a chiarirne i motivi. Ricevo una cartolina da Schlaefli in cui mi annuncia l’invio di pacco viveri; ancora una volta: campa cavallo…

Il 28 è tornato il sole. L’allarme del mattino ritarda la distribuzione del pane e del rancio che arrivano alle 2 – il mio stomaco spasima per tutta la mattinata e rimango a letto. Ricevo una lettera da Brunello – niente di interessante. Arrivano medici e cappellani da Sandbostel ove è rimasto solo il comando che seguirà fra breve – non si è smentito il buon Colonnello Angelini – ad una rivista i tedeschi gli han trovato il bagaglio pieno di gallette e scatolette del SAI.