Liti violente

A partire da lunedì 11 la razione di pane risale a 280 gr. e quella di patate pure – vengon tolte le farine dal rancio che riprende il desolato aspetto liquido di un tempo – le rape nuotano esclusivamente nel loro brodo diuretico. Il malumore, l’esasperazione, la depressione, sono generali e massime; l’affluenza al lavoro aumenta continuamente – chi desidera andarci mette un foglietto con il proprio nome in una buca da lettere e vien chiamato con apparente imposizione – poi finge di essere mandato obbligatoriamente.

Il 13 dicembre facciamo – finalmente – bagno e disinfestazione. Sono nudo sotto la doccia quando riconosco Illero – altro di Aidussina. Nello stesso giorno riesco a smerciare due paia di calzini per 15 sigarette con le quali compero subito pane – ne fumo soltanto due in società con gli amici, e questo esige un discreto sforzo di volontà.

Il 14 arrivano 200 da Sandbostel tra cui Ferrari, Molteni ecc. Ne verranno altri 600 – non ci raccontano niente di nuovo. La giornata è tutta rasserenata dalla razione in pane supplementare. Il 15 gran festa: ho ancora una razione supplementare, inoltre ci vien dato un extra di 500 gr. di pane e 120 gr. di carne di maiale – Dio che squisita – e 100 gr. di marmellata, e la razione di 5 g. di zucchero. Totale a sera, nel buio in seguito ad un guasto causato dal Capitano Gentile, mangio 1100 gr. di pane, 120 di carne, 350 di patate, la sbobba di rape, 30 di margarina, 100 di marmellata, 125 di zucchero. Poi mi corico gonfio come un pitone e dormo saporitamente come da tempo non avveniva. Vendo una camicia arrivata nel pacco vestiario e prendo 4 razioni pane che mi aiuteranno per altri quattro giorni.

Pacchi e posta son diventati un mito. Nelle baracche del 2° blocco i giovani, dal 14 in su, sono stati prelevati obbligatoriamente per il lavoro. Verrà anche il nostro turno e consideriamo seriamente se non sia il caso di scegliere noi stessi una destinazione anziché subire quella che ci capiterà. La vita qui è così grama che la prospettiva del lavoro ci pare assai meno grave che un tempo. Molti anzi non ritengono di spingere oltre il sacrificio e si affollano al botteghino delle prenotazioni. Io lascio fare alla sorte e spero nella buona stella che mi ha sempre aiutato. Da qualche tempo Pluto si è completamente rincretinito – ed a questo ha molto contribuito Colombo rimproverandolo aspramente per ogni sciocchezza. Nell’incretinimento il suo egoismo è al massimo: mi nega titubante il prestito della gavetta – dopo che ha cucinato nella mia durante tutta la prigionia fino a che non me l’han tolta – un giorno che gliela chiedo per scaldarci la sbobba – e questo mi esaspera e me lo rende inviso, anzi insopportabile. Spero almeno che l’affare del lavoro serva a separarmi da un essere così ignavo e insulso.

Trovo nel vicino di letto Massari di Alessandria un buon camerata che spero rimanga con me e con Manni fino alla fine. Tommasinelli di Genova ci sciorina non richiesti elenchi di conoscenze altolocate. Appartiene alla categoria di gente che vuol primeggiare e, ad ogni cosa che si narra si sente in dovere di narrarne una più bella, analoga, capitata a lui. Mi diverto ad allontanarmi con disinteresse ad ogni inizio di tali racconti. Nella camerata si fa quanto mai evidente la differenza di temperamento fra settentrionali e meridionali ed incombe il conseguente inevitabile dissidio che di tanto in tanto esplode in liti violente.