Sbarchi angloamericani

Ho riempito il campo di avvisi rivolti alla ricerca della gavetta rubatami – ormai tutti conoscono le parole incise sopra e il detentore del PG Cesare Melotti ha certamente difficoltà a usarla. Infatti il 2 giugno Consello trova la gavetta in un lavatoio ed il 3 io ripesco il coperchio nella latrina. Faccio bollire a lungo e cedo il tutto a Colombo per un modulo pacco ed una cartolina. Sono soddisfattissimo del risultato del mio metodo di ricerca; l’idea di essermi fatto fregare mi perseguitava.

Il 3 giugno devo presentarmi per il ritiro di un altro pacco mediante il quale, per il mese di giugno non avrò preoccupazioni alimentari. Il 4 giugno mattina all’adunata, il capitano tedesco ci squadra ad uno ad uno e fa osservazione a quelli che non sono puliti e sbarbati. Lo stato di molti ufficiali è miserando: divise unte e strappate, scarpe sfondate, legate con spaghi, da quando siamo prigionieri non ci è stato dato niente e l’abbandono e l’incuria di molti fanno il resto. Io, nonostante le molte alienazioni, riesco ancora a tenermi decente e così pure i miei compagni. Con Bragante studio un modello di mutanda di rapida fattura e decido di sacrificare il lenzuolo per rinnovare il guardaroba della biancheria. Dormirò nella fodera per pagliericcio opportunamente trasformata in sacco. I pacchi mi hanno messo in condizione di migliorare l’alimentazione e festeggio la prima domenica di giugno con una pastasciutta ottimamente condita.

Martedì 6 giugno, dalle 14, la tromba ci chiama ad una adunata straordinaria. Ci vien confermato il divieto assoluto di uscire dalle baracche dopo il silenzio e l’ordine delle sentinelle di sparare ai disubbidienti. Poi ci vien dato un termine di tre giorni per versare tutti gli indumenti, le valige, i sacchi ecc. non prettamente militari. Anche i preziosi dovranno essere versati ma per questi si daranno precisazioni. Dopo poco comincia a circolare la voce che gli anglo americani sono sbarcati in Francia. Si parla in modo contraddittorio di Tolone, di Roan, di Lettavra, e i commenti sono infiniti – non si hanno però conferme ufficiali. La sera alle 9 ½ suona adunata urgente: ci inquadriamo ed assistiamo allo schieramento di soldati tedeschi armati di granate e con i fucili spianati su di noi. Ci contano e ci rimettono in libertà. La faccenda, con il suo carattere dimostrativo ed intimidatorio, conferma le voci corse.

Il 7 giugno si passa la giornata a commentare gli avvenimenti e ad appurare la attendibilità delle fonti di notizie. Vien dato il bollettino del 4 e da un giornale tedesco si ha la conferma dell’evacuazione di Roma. L’8 si ha notizia dei combattimenti avvenuti in Roma ed io non posso distaccare il pensiero dalla mia casa che contiene quanto ho di più caro e di più prezioso e che forse a quest’ora è rimasta distrutta. Su un giornale tedesco qualcuno ha letto la notizia ufficiale dell’avvenuto sbarco.

Il comandante del campo è meravigliato, ed inquietato perché nessuno più aderisce alle frequenti richieste di lavoratori e si ripromette di renderci meno agevole la vita per indurci ad andarcene. È possibile che ancora non si rendano conto che i motivi che ci trattengono sono di carattere morale e non politico? Ognuno di noi sa che aderendo si va a star meglio ed ognuno conosce a fondo i pro e i contro del dilemma perché ognuno ha riflettuto a lungo sull’argomento.