Il propagandista repubblicano

24 aprile – È ritornato un clima invernale che ci obbliga a restare da mattina a sera in baracca avvolti nelle coperte. Facciamo progetti per l’avvenire ed aiutiamo le fantasie a portarci alle nostre case parlando di cose passate.

25 aprile – Mi risolvo a sfidare la calca della sala convegno per cucinare una polenta su quella stufa, unica che funziona. Con tre ore di lavoro e soprattutto di gomitate date e ricevute riesco, almeno in parte, nell’intento e mi divoro subito una gavetta di polenta bollente. I viveri del pacco, salvo quelli da cucinare, sono esauriti. Mi è stato però ufficiosamente comunicato l’arrivo di un altro pacco e lo attendo a giorni. Intanto, per qualche giorno, me la cavo con la polenta.

All’adunata c’è una novità: l’obbligo di dare l’attenti in tedesco. L’ “achtung” mal pronunciato solleva allegre risate, l’assurdità della cosa mette di buon umore, la mancata reazione del comandante del campo a un ordine illecito solleva una volta ancora ondate di improperi e di minacce al suo indirizzo.

26 aprile – Dedico la mattinata alla cottura di una gavetta di polenta da consumare in società con Manni che contraccambierà domani con riso. Trascorro il resto della giornata rileggendo “Segantini – Romanzo della Montagna” di Calzini.

27 aprile – Mi viene annunciato il pacco e mi precipito a ritirarlo. Mi vien consegnato quasi intatto, quindi me lo godo, rannicchiato sul mio posto, con gioia infantile da giorno natalizio. È il pacco spedito ai primi di gennaio, con grande dovizia di pane biscotto e di pasta, perfettamente conservati nonostante il lungo viaggio. Manni ha confezionato il risotto condito con margarina e pancetta e faccio una poderosa colazione. Manca solo una bottiglia di vino per completare il pasto. È dai bei tempi di Francia che non ne assaggio! Cade un pelo dalla mia barba e lo misuro: è lungo 26 mm!

28 aprile – Abbiamo la gradita visita di un tenente propagandista dell’Esercito repubblicano il quale ci prega di fare il favore di dare qualche adesione alla Repubblica per, dice lui, contribuire a rifare l’Italia. Pare intimidito dal nostro gelido contegno, il poveretto, ed il suo aspetto non è certo quello di un “trascinatore”. Il suo discorso poi è addirittura umoristico. Termina con un “Evviva l’Italia” a cui tutti fanno coro e con un “Evviva la Germania” seguito da un gelido silenzio. Poi si mette a disposizione di coloro che vogliono dei chiarimenti ma pare che non gli venga dato eccessivo disturbo dato che son pochi gli ingenui che hanno ancora dei dubbi del genere. È cambiato il comando tedesco del campo e si spera che il nuovo capitano venga incontro con più zelo alle nostre necessità. Però ben presto ci vien comunicato che al rapporto capi baracca si è limitato a fare raccomandazioni e minacce ma praticamente non si è impegnato né per migliorarci il vitto, né per accordarci le cucine e quant’altro si richiede.

29 aprile – Il propagandista si tiene a disposizione per tutta la mattinata dei curiosi ma, pare, senza risultati. Mi cucino la prima pasta al sugo e, nonostante che il condimento si limiti ad un pezzetto di margarina, la trovo ottima. Mi sono razionato equamente i viveri del pacco e per una quindicina di giorni avrò l’aiuto di una minestra e di un pacchetto di gallette quotidiano. Salvo naturalmente aggressioni anticipate alla valigia che contiene i viveri. Finalmente viene annunciato un pacco a Colombo ma la sua delusione è grande quando lo trova pieno di indumenti – si tratta di un pacco che viaggia da quattro mesi.

30 aprile – Con una giornata fosca, temporalesca, invernale, termina il mese nel quale siamo abituati a veder sbocciare la piena primavera. Un altro mese è passato, bene o male, portando con sé il suo contenuto di malinconia. Il grande vantaggio dei carcerati sui prigionieri sta nel fatto che essi sanno per quanto tempo dovrà durare. Maggio inizia, malinconico e temporalesco, facendo crollare tutte le speranze di coloro che vedevano la fine della guerra in primavera. Erano state scommesse parecchie razioni di pane in merito e i pagamenti rattristano sia i perdenti che i vincitori.