Urlo tedesco incomprensibile

I bagagli mi vengono consegnati, dopo una sommaria visita, il 26 sera. La valigia giunge in buono stato o almeno non peggio di come è stata spedita; il sacco lo ritrovo aperto con parte del contenuto sparso attorno. Evidentemente, prima della visita dei tedeschi, ha subito una visita di ordinanze nostre. Mancano da esso i ridicoli ma caldissimi calzettoni rossi fatti da Renata che si erano resi noti in tutto il campo durante qualche loro breve apparizione al bagno o alla levata; manca un asciugamano di spugna ed una spazzola. Manca anche un sacchetto di polvere detersiva che probabilmente è stata scambiata per farina. Arriva anche, puntuale e fedele nonostante le proibizioni, il sacco del materasso e anche questa volta riesco a farlo passare. Grazie al materasso passo la notte tra il 26 ed il 27 in modo migliore delle precedenti e sento meno il freddo.

Il 27 facciamo il bagno. Il campo non è provvisto di impianto per la disinfestazione e quindi questa operazione ci viene risparmiata. Il bagno caldo compie la sua azione ristoratrice togliendomi dalle gambe gli ultimi residui di stanchezza. Il clima è più freddo che a Deblin ma il cielo è più sereno, quindi, durante le ore del mezzogiorno, si può passeggiare un po’ negli spazi sabbiosi tra le baracche. I giorni passano ed i letti non ci vengono dati. Si continua quindi a vivere pigiati uno accanto all’altro nella baracca, seduti sui nostri bagagli. Durante la notte i pagliericci coprono completamente il pavimento di modo che, chi si muove, suscita un coro di imprecazioni e bestemmie da parte di chi vien calpestato. I meridionali particolarmente si distinguono in tal genere di tafferuglio dato che l’oscurità protegge l’anonimo delle imprecazioni e degli insulti; si promettono l’un l’altro le più crudeli vendette ma ogni cosa vien regolarmente dimenticata alla prima luce.

Alle sei di mattina un tedesco entra in camerata e lancia un urlo incomprensibile che funge da sveglia; tutti sono in attesa dell’ora di alzarsi dal loro giaciglio e scattano come molle. I lavatoi sono a metà baracca, fra le due camerate e, al contrario di quelli di Deblin, danno un getto abbondante e perenne. Nessuno però ha eccessiva cura della propria persona dato che il vivere con il proprio corpo e le proprie cose a perenne contatto col pavimento comporta uno stato di cose di fronte al quale ogni tentativo di pulizia risulta inutile.