10/3: partono i lavoratori

Il 10 mattina i lavoratori partono e con essi Teston, Bulzacchi e Ungania. Dalla camerata accanto parte Poidomani. Restiamo in sette nella stanzetta, con una punta di malinconia per il distacco dai camerati. Sono immediatamente dimenticati i piccoli litigi immancabili nelle strette comunità e rimane il ricordo della affettuosa amicizia che ci legava. È in tutti viva la speranza ed il desiderio di rivederci in un lontano domani, in piena serenità di spirito. Il 10 sera, con l’amico Bernardi, Dell’Orto e Colombo vengono a sistemarsi con noi. Si riforma quindi, almeno in parte, il gruppo di dieci amici del viaggio dal Kronprinz alla Cittadella: da esso manca Bellodi, passato ai repubblicani, ed i tre oggi partiti.

Passa il sabato senza avvenimenti degni di nota e, la successiva domenica (12/3) è caratterizzata da tre interminabili adunate con appelli nominativi. Veniamo a sapere, mentre battiamo i piedi intirizziti nell’attesa di essere chiamati, che le adunate sono causate dal fatto che al primo blocco sono fuggiti tre ufficiali. Si aggiunge che essi sono stati ripresi in una trattoria di Irena ma questa voce verrà poi smentita: resteranno uccel di bosco e non si saprà probabilmente più nulla di loro.
Circolano più insistenti e più ricche di particolari le voci di prossima partenza: si comincia a nominare qualche località che pare sia sfuggita a qualche tedesco come nostra probabile destinazione – prevalgono voci secondo le quali si andrebbe verso il confine tedesco-olandese o in Baviera.
La notizia di partenza prende veste ufficiale quando il Capitano Fornaciari ci comunica (lunedì 13) quali sono gli oggetti che si possono e non si possono portare al seguito durante il viaggio. Sono consentiti: la gavetta, il cucchiaio, una coperta, la borraccia, un asciugamano, lo spazzolino da denti, un sapone, una giornata di viveri di proprietà personale, l’orologio, la fede, il portafogli con tessere personali, il cavastivali di solo legno.
Sono proibiti, e perciò vanno inclusi nel bagaglio, i preziosi d’ogni specie oltre quelli suddetti, i temperini, le lame da barba, i tirastivali, il cinturone, la cintura dei pantaloni e, in breve tutto quanto è al di fuori dell’elenco delle cose permesse.
Ormai sappiamo come è minuziosa la rivista – ne ho la prova nel fatto che Bulzacchi mi fa portare un coltello e Poidomani la sua forbice da medicazione data l’impossibilità di farle passare e quindi ci occupiamo di sistemare le nostre cose in modo di facilitare la rivista ed evitare lo scempio della nostra roba.
Colombo mi porta uno scatolone, dall’ufficio pacchi, che mi servirà da tascapane per gli oggetti permessi; inoltre lavoro per provvedere di un lucchetto la mia valigia e per sistemarvi quanto ancora possiedo. Le mie scorte viveri, sistemate con ogni cura, calano paurosamente sotto i colpi del mio insaziabile appetito: le avevo ben ripartite affinché mi durassero a lungo, ma ogni giorno, dopo consumata la razione stabilita, non so resistere alla tentazione di saziarmi completamente e affondo le mani nei sacchetti che contengono panbiscotto e castagne. La fame è una di quelle cose che si dimenticano con maggior facilità – quindi crollano tutti i propositi di far durare a lungo le provviste e penso con indifferenza al giorno in cui sarò nuovamente alla razione.