Nel caos di Wiezendorf

Venerdì 4 la cucina riesce con uno sforzo di buona volontà a confezionarci due ranci – in compenso per companatico non passa altro che 60 gr. di carne senza burro né altro. C’è di buono che abbiamo qualche scorta di Bergen e che, potendo andare in paese, riusciamo a procurarci del latte e qualche uovo. Un soldato che conosce Massari ci fa avere qualche scatola e promette altro. Anche giù, per iniziativa italiana si stanno creando con adesioni al lavoro ed alle armi delle scissioni nel campo. Mentre da una parte si sostiene la nostra posizione di fedeli al Governo del Re, dall’altra c’è chi domanda di prestare la propria collaborazione agli inglesi! O eterne banderuole che siamo! Stiamo facendo le ultime buffonate.

Sabato 5 – proviamo anche la disinfestazione inglese che è ben diversa da quella tedesca in quanto è fatta con polvere tipo Mom che viene iniettata sulle parti pelose e sotto i vestiti mediante una pistola ad aria compressa. Si termina l’operazione imbiancati come dei vecchi “Papà Natale” e si lavora di spazzola e di gatto a nove code per delle ore. Dalla passeggiata al paese riportiamo il solito latte per integrare l’alimentazione che oggi con 2 sbobbe 300 pane, 30 burro 50 carne, ¼ latte 500 patate, non mi è sufficiente. A sera si dice che siano arrivati i viveri della sussistenza inglese.

Domenica 6 prendiamo il primo contatto al campo con l’alimentazione all’inglese. Ci danno: 1 sbobba di piselli e avena, 400 pane bianco, ¼ latte; ¼ scatola da 1 kg di maiale, 70 gr carne fresca, 70 gr. salsiccia in scatola, 40 gr. burro, 50 margarina, 30 latte condensato, 30 marmellata, 70 fiocchi avena, 70 farina, 500 patate, 20 formaggio, 70 zucchero, 3 prugne secche, 20 pesce in scatola, 10 thè. Inoltre cambiamo del caffè, in paese, con viveri e abbiamo in più, tra me Manni e Massari, 2500 di pane lardo, uova e burro. A sera facciamo una formidabile frittata con dentro carne fresca e salsiccia. Andiamo a dormire gonfi come palloni. Ci fanno sospirare le sigarette e molti sono senza – io ne ho ancora e a malincuore ne cedo 8 per avere 150 gr di caffè da cambiare con altro pane lardo e uova per lunedi 7. Si cambia lunedì sera e martedì ci danno le sigarette: 50 di spettanza settimanale. L’abbondanza dei viveri è costante e regolare – cambiano i generi: si gustano marmellate di ananas e biscotti eccellenti, scatole di corned beef e di verdure, salsiccia e frutta secca di un gusto mai provato prima – ma sempre ce n’è di troppo anche perché i miei intestini si ingorgano se eccedo e la vecchia colite ritorna a galla con i suoi spasimi indisponenti – spesso mi tocca stare a guardare Manni e Massari che si abbuffano allegramente e limitarmi a zuppette di latte e pane. Il pane che ci danno è bianchissimo e ottimo come da tempo avevamo dimenticato. Il pane che portiamo dal paese contiene interi chicchi di segala ma è ugualmente buono.

Intanto il campo e le baracche attorno si riempiono di lavoratori rastrellati attorno: sono in gran parte ex militari ma ci sono pure deportati politici renitenti alla leva repubblicana, ex galeotti di Peschiera e Gaeta, civili, donne bambini ecc. Ci confondiamo sempre più con una massa enorme di gente ed il nostro rientro diventa sempre più problematico. Il tempo si è fatto caldo afoso e le baracche sono infuocate – soltanto verso sera si può andare a spasso in paese che ora è occupato da un reggimento inglese che fa una enorme esibizione di mezzi e di ricchezza. Le giornate le passiamo nella inerzia più assoluta. Nessuno ha testa per dedicarsi a lettura o a studio ed ogni attività culturale è cessata.