22 aprile: liberi a Bergen

Il 17 un colpo di scena ci fa passare un momento di ansia: delle SS prendono i panettieri francesi che lavorano in paese e con essi come ostaggi liberano la guardia tedesca. Gli inglesi sono ancora lontani qualche chilometro con le loro fanterie e noi restiamo in balia delle SS vaganti nella Come ancora non rastrellata. Restiamo per conseguenza anche senza pani ma l’ottimo purè di piselli ed i 3 Kg di patate distribuiti nella giornata, bastano a saziarmi abbondantemente.

I francesi che armati facevano la guardia ai tedeschi non hanno fatto una brillante figura – meno male che è toccato a loro e non a noi. Il Comando a sera dirama un comunicato per tranquillizzarci, ma non sarebbe male che gli inglesi si sbrigassero ad occupare militarmente la zona: non si sa mai.

Il 18 mattina vengono preparati gli elenchi per radiomessaggi a casa – speriamo che possano avere corso come il comando ci assicura. La giornata è caratterizzata da un’ottima sbobba di fiocchi d’avena, 1 kg patate, 40 gr carne, 100 di pane – il tutto non è sufficiente per sfamarci. La zona è ancora in mani tedesche, anche se circondata. Attendiamo le fanterie inglesi e speriamo portino con sé le loro sussistenze perché le patate a molti fanno venire la diarrea e molti altri cominciano a sentirne repulsione – io non ne ho mai abbastanza e compero anzi qualche razione supplementare – due Kg al giorno non mi spaventano e sto benone.

Il 19 faccio riparare un orologio ad un francese ma cedo a Massari il cioccolato che ci guadagno – magra speculazione causata da una sua indisposizione di stomaco. Ho recuperato il vestito borghese e le tessere che mi erano state requisite. Altri recuperano macchine foto e binocoli ma solo cose di scarso pregio perché quelle migliori sono scomparse.

Il 20 sono di corvè e mi scopro ancora in grado di portare 50 kg. di patate senza eccessivo sforzo. La battaglia di Ferrara, secondo notizie radio, è vicina. Il 20 passa senza avvenimenti sensazionali, solo la sparatoria d’artiglieria, continua ma lontana, che ci rammenta che attorno a noi continua la battaglia. Sono di corvè e questo, con tutta la pulizia da fare ed i 1500 di patate da distribuire pesate, mi fa passare velocemente la giornata. I ranci sono sempre ottimi e sostanziosi – ad essi si aggiungano le abbondanti patate, pane ecc – quindi il più importante dei problemi, quello alimentare, è risolto.

Il 21 aprile mattina, come una bomba, giunge notizia che domani partiremo per passare le linee ed andare in un paesello già occupato dagli inglesi. Per molti la notizia è basata su logiche ragioni, per altri è assurda – e se ne fanno infinite discussioni – ma a sera i bagagli vengono preparati perché c’è l’ordine esecutivo.

Il 22 mattina i francesi cominciano prestissimo ad uscire dal campo e noi li seguiamo dopo aver ritirata una ottima sbobba ed una razione di viveri a secco che da tempo sognavamo. Usciamo dal campo delle nostre ultime sofferenze verso le 9 e ci incamminiamo verso Bergen. Ma dopo 5 km piacevolmente percorsi ci accorgiamo che nelle postazioni ci sono inglesi e non più tedeschi – le linee sono passate! Tutto ci fa pensare che siamo liberi. Una lunga teoria di autocarri ci attende e carica i nostri bagagli, poi fa la spola e carica anche noi. Bergen è stata sfollata e è a nostra disposizione – questo supera ogni aspettativa.

Gli inglesi mi sembrano fredducci nei nostri riguardi ma sono oltremodo organizzati. Ci diamo alla ricerca di un alloggio e lo troviamo in una delle poche case lasciata libera dai francesi arrivati prima di noi, una stanzetta ove ci sono un lettone ed un lettino, in una casa molto pulita. Con Massari e Manni ne prendo possesso e subito ci diamo ad una accurata perquisizione per trovare viveri e biancheria. Le ricerche portano ad ottimi e copiosi risultati: prima di sera abbiamo vuotati parecchi barattoli di frutta e verdura varia, scatole di carne, bottiglie di sidro ecc. Una gallina la sgozziamo io e Manni per l’indomani e prospettiamo un lieto e comodo soggiorno. Peccato che l’abbondante razione mi abbia già quasi saziato per cui non posso apprezzare tanta grazia di Dio. Finalmente: i tedeschi che ci hanno fatti mezzi morti di fame, ci nutrono. Finalmente possiamo lavarci e metterci biancheria nuova, finalmente possiamo dormire in un letto pulito e soffice, dopo due anni di patimenti.

La sera, dopo una cenetta composta di spezzatino e uova sbattute con zucchero e sidro, siamo soddisfattissimi. Purtroppo a seguito della troppa carne e frutta sciroppata, faccio una indigestione che mi impedirà di fare onore a tanta abbondanza l’indomani. La notte passa in un incanto fra le piume del letto alla tedesca che divido con Massari – facciamo a turno a dormire nel letto soli e quello che ci dorme fa il servizio di corvè della camera. Il lunedì scopriamo dei vasi di vetro contenenti oca sotto grasso veramente deliziosa – diamo una sistemazione più razionale alla mobilia della camera e nel pomeriggio con pentola record faccio una poderosa pasta e fagioli per la sera. A mezzogiorno mi sono limitato ad assaggiare oca e scatola di maiale che Massari e Manni divorano a quattro palmenti.