Il rimpianto di Deblin

Le notizie militari sono confortanti – come al solito però la fantasia eccitata di molti precorre gli eventi e poi si hanno le delusioni. Si è scoperto che il furto di patate e carne è stato fatto dai francesi – beati loro ed il loro senso di cameratismo. Il 15 Marantonio e Alessandri passano in prigione per tentativo di fuga: li han pescati di notte in giro per il lager in ricognizione. Osserviamo che i francesi, ora in numero sufficiente a riempire 4 blocchi, subiscono in ogni senso un trattamento identico al nostro.

Domenica 18, dalle 10 fino a sera, salvo un’ora di interruzione, siamo sempre in allarme e sentiamo migliaia di aerei passare sopra di noi diretti probabilmente a Berlino. Domenica né rape né patate: solo brodino di piselli (chi li ha visti?) e giuliana, pane e margarina – piena Quaresima. Nella settimana non è arrivato neppure un pacco nel campo. Sono rarissimi quelli che mangiano e quelli che fumano. Io mi son quasi abituato a farne a meno senza eccessiva sofferenza. Dal campo francese arriva qualche sigaretta americana in cambio di pane: 5 per razione – anche loro hanno fame. Ho quasi dimenticato il fumare – la fame aumenta – le costole acquistano rilievo.

Il 21 si annuncia un vagone di pacchi proseguito per errore al paese successivo: comincia l’attesa che ha dello spasmodico e comincia l’accavallarsi delle voci sul contenuto del vagone. Gli allarmi si susseguono con brevi interruzioni e durano spesso parecchie ore – la notte sento spesso durante le lunghe ore che passo fantasticando nel letto, il lugubre suono ondulato della sirena del paese e le campane del campo.

Il 20 ho ascoltata una buona conferenza di Bonora sul Petrarca; il 21 vado ad una conferenza, o meglio lezione, di Carluccio su Storia dell’Arte. Anche questo però costa fatica: dopo esser rimasto un’ora in piedi sono esaurito e devo andare a letto per evitare che mi prenda il freddo interno. Da qualche giorno sono perseguitato da un dolorino nel fianco sinistro; decido di chiarirne le cause mediante visita medica, ma l’allarme mi impedisce la realizzazione della cosa ad ogni tentativo. Leggo “Casa “La Vita”” di Savinio, vari romanzetti scorrevoli, un libro sulla “Fotografia”. Non posso dire di annoiarmi nel senso completo della parola, ma, specialmente quando l’umore è in ribasso e la fiacca più invincibile, le giornate mi sembran lunghe e le notti esasperanti. Sogno regolarmente i più strani manicaretti e pacchetti di sigarette. Non so se è perché la fame la si dimentica – ma mi pare di non aver mai desiderato un pacco come in questo periodo e la cosa è spiegata dalla razione che è circa la metà di quella di Deblin! Ripenso alla stanzetta di Deblin, alla stufa sempre accesa, alla razione di allora, alle sbobbe con le molte patate sbucciate o no, come il ragazzino ripensa ad una allegra villeggiatura in tempo di scuola. Oltre a tutto la compagnia era migliore: c’era Brunello e c’era Ronda e tutti erano di buon animo e si viveva in armonia e non come fra estranei quale avviene qui.