Ancora rappresaglie

Attraversiamo il periodo dei giorni lunghissimi: la notte dura non più di tre ore ed è preceduta da un crepuscolo e seguita da un’alba lunghissima. Negli ultimi giorni del mese il Capitano comandante del campo va per qualche giorno in licenza e questo ci da un certo sollievo. Il giorno 29 la baracca G viene circondata da un reticolato e la sera in essa vengono fatti entrare duecento ufficiali nuovi arrivati. Il 30 ci accorgiamo che essi non possono uscire dalla baracca. A noi è vietato avvicinarci. Sono ufficiali che si son rifiutati di lavorare. Non sappiamo se il provvedimento è a carattere sanitario o disciplinare. Risulta poi disciplinare in quanto nei giorni seguenti non accenna a terminare.

Il primo di luglio vien dato al comandante tedesco un foglio con esposti i motivi per cui non si aderisce al lavoro, a cui segue un ultimatum ad aderire prima delle ore 12 del 4 luglio. Risultato: alcuni che avevano già aderito ritirano le loro adesioni. Intanto, sotto sorveglianza di un soldato tedesco, gli ufficiali italiani scopano i cortili del lager, puliscono le camerate ed i lavatoi.

1l 3 luglio ritiro un pacco – ne ho altri due giacenti, ma più di uno per settimana non ne consegnano; comunque posso ritenermi fortunato poiché tutti i pacchi spediti da casa entro maggio sono arrivati regolarmente. Anche la posta arriva abbastanza regolare, anche se lenta, e le buone notizie da casa mi tranquillizzano. Il 5 luglio il Capitano di Marina Corvaia vien destituito dal comando della 5a Baracca d’autorità. Altra sorpresa: il comando del campo passa dal Capitano Mazzucchelli ad un console della milizia il quale verrebbe così ad essere il nostro rappresentante presso i tedeschi! Oh le amene stranezze di questa prigionia! In seguito il comando vien ripreso da Mazzucchelli per ragioni ignote.

Il 6 luglio vien richiesto dai tedeschi un centinaio di lavoratori volontari per l’esecuzione di non so che lavori. Il numero non è raggiunto e per rappresaglia viene sospeso il funzionamento delle nostre cucine. Addio risotto un’altra volta. Alla 6a Baracca vi è, fra gli altri il Colonnello degli Alpini Biglia, già comandante del 9° e del Centro di Addestramento di Albenga. Egli ci raduna il 7 luglio mattina per raccomandarci una maggiore serietà nel comportamento ed un maggior senso di disciplina e di dignità. Aggiunge che siccome molti volontariamente sono andati al lavoro della torba ecc. ora bisogna continuare, fino al raggiungimento di nuovi accordi, ad essere coerenti. Nonostante il sermone anche stamane il numero dei volontari è insufficiente e sarebbe forse meglio che non ce ne fossero affatto così che si riserverebbero ordini precisi dati in piena responsabilità. Più tardi il Cap. Tedesco visita le camerate e punisce per qualche lieve disordine. Fuori della nostra baracca una latrina trabocca perché troppo piena ed il contenuto si sparge attorno olezzante. Nessuno pensa a farla vuotare, viene in compenso a fine igienico, l’ordine di radere le barbe, e il 9 luglio sacrifico il mio elegante pizzo che dal giorno di esecuzione della fotografia, mi nascondeva la bazza. Riprendo la mia fisionomia di prima e mi scopro invecchiato e dimagrito.