I primi sei mesi

Il giorno 6 marzo è caratterizzato da una speciale adunata con sgabelli, gamelle e cucchiai. I tedeschi vogliono accertarsi dell’esistenza reale di tali materiali e, dalle 8 1/2 alle 11, ci tengono in cortile sotto la bufera di neve che per l’occasione ha cominciato ad infuriare, allo scopo di controllare che nelle camerate non sia stato occultato niente di inventariabile. Quando rientro, intirizzito fino al midollo, Colombo mi porta la notizia che mi è arrivato un pacco. Lo ritiro il 7 mattina e, questa volta, aumento le consistenti scorte di viveri invece di intaccarlo subito. Il giorno 8 ritiro un altro pacco – il 4° – e divento il più ricco possidente della camerata.
Passo mezza giornata ad impacchettare roba da conservare e da proteggere dalla voracità dei topi. Confeziono sacchetti per il riso, per le castagne, per il pane e impacchetto le fette biscottate sperando che in eventuali riviste non si rilevi che ho troppa roba. Ogni giorno mi cucino qualcosa per completare il rancio che, dopo una settimana di relativa abbondanza, ha ripreso il vecchio andamento a base di rape legnose e di barbabietole marce ed amare. Si ha anche l’introduzione di un nuovo alimento: la verdura in salamoia. Si tratta delle solite rape a pezzi conservate in acqua sale e aceto – hanno un sapore disgustoso ma non si rifiuterebbe più niente, in queste condizioni, e si inghiotte a denti alti.

Scadono oggi i sei mesi dall’inizio della prigionia e, in camerata, si fanno considerazioni sul tempo trascorso, sulle traversie passate, su i patimenti sofferti. Ci si chiede, come del resto ogni giorno, quanto tempo durerà ancora. Era giunta una voce secondo la quale l’8 marzo avrebbe portato ad una variazione della nostra posizione che sarebbe stata discussa dalle autorità italo-germaniche. La voce parlava di un cambiamento da “così a cosi” e gesto della mano che si rovescia era all’ordine del giorno. Anche questa voce però ha evidentemente un’origine fondata e gli umoristi ne traggono spunto per rifare il gesto del “da così a così”: invece di due adunate al giorno se ne fanno tre: una alle 8, una alle 14 ed una alle 17 – la solita angheria periodica.
All’adunata però viene anche una notizia seria: al 10 mattina partiranno i lavoratori per ignota destinazione. Infatti il 9 pomeriggio essi subiscono una prima rigorosissima visita al bagaglio ed alle tasche. Dovranno partire con le tasche rigorosamente vuote, sia pure di un piccolo temperino o di una lametta da rasoio, muniti soltanto di una coperta, della gavetta e del cucchiaio essendo proibito avere al seguito forchetta e coltello. Si suppone che anche a noi, fra breve, sarà riservato lo stesso trattamento illogico ed abusivo ed io mi rassegno a farmi fregare la giacca di pelle che si è finora salvata. Una giacca analoga alla mia viene infatti tolta come indumento civile ad un collega della camerata accanto.