O potenza della fame!

Ogni tanto mi rileggo l’ultima lettera di Renata – mi comunica che fin dal tre gennaio ha spedito un pacco di galletta, ma è passato già un mese e mezzo dalla spedizione e il pacco non arriva. Agli altri giungono il secondo e il terzo pacco. Io rimango in perenne attesa con la mia fame insaziabile e con la prospettiva di iniziare a giorni un viaggio disastroso come il precedente.
Il 17 si fa un’adunata di ben due ore, nella neve e con clima rigidissimo, durante la quale vien controllata nominativamente la nostra presenza. Siamo al quinto mese di prigionia e ancora non mi rendo conto di come i tedeschi sentano la necessità di contarci due volte al giorno tenendoci per il tempo necessario esposti alle intemperie. E non si può dire che facciano le cose alla leggera perché se ne manca uno che tenta di restare in camerata, se ne accorgono infallibilmente.
Circola la voce che entro l’8 marzo verrà definita la nostra posizione. Se saremo considerati prigionieri di guerra la nostra vita avrà certamente un miglioramento, e non ci mancherà l’assistenza della Croce Rossa. Più penose dei giorni sempre uguali, stan diventando le notti: soffro di insonnia e rimango per ore ed ore a sentire Teston che russa ed a sognare ad occhi aperti di tornare a casa richiamato dalle Acciaierie. Vedo tutte le fasi del viaggio e mi par di rientrare in casa e trovare Renata e Titti che mi attendono. O potenza della fame!
Dietro alle persone che più amo al mondo c’è invariabilmente una tavola apparecchiata e piena di piatti fumanti. Anche in materia di cucina non so più immaginare altro che enormi dosi di brodo e patate, sufficienti a saziare dieci persone, messi totalmente a mia disposizione.
Ogni giorno mi cuocio un paio di patate – quelle dei guanti – nella cenere calda e mi meraviglio di non aver mangiate mai, a casa, delle cose così deliziose. L’interno della patata diventa farinoso come un purè e la buccia forma una crosta dura e saporita che mi pare ottima anche per un borghese ben abituato; ne mangerò ogni giorno anche a casa e son certo che piaceranno anche a Titti. Ma il 18 sono nuovamente alla razione; e per di più non ho più tabacco.
Cedo la razione di grasso sintetico in cambio di qualche sigaretta e rimango con una gran fame. La sera, prima di coricarmi, abbrustolisco delle patate per Manni il quale mi cede le bucce indorate dal fuoco. Mi sembrano ottime. Intanto arriva il quarto pacco a Manni, il terzo a Ronda ecc. – Per me niente.