4 novembre: in Turingia

Per passare la notte tentiamo di distenderci parte sulle panche e parte sotto; ma lo spazio non è sufficiente per tutti così si passa la notte senza poter dormire o quasi. Mi muovo all’alba del giorno 4, incapace di resistere al tormento delle ossa ammaccate dalle dure tavole e col corpo intorpidito dal freddo che durante la notte è stato pungente. Siamo in Turingia: il paesaggio è pittoresco e originale ma le mie condizioni di spirito sono tali che nessun spettacolo della natura può interessarmi. Il tempo è grigio ma non nuvoloso. Immagino che questo sia il “bel tempo” di questi posti. Di tanto in tanto si vedono paesetti interamente composti di casette graziosissime a colori vivaci. Hanno la stessa fisionomia degli chàlet svizzeri delle finestrelle fiorite ed incorniciate di bianco. Comincio a essere tormentato dalla fame. Mi sono diviso imparzialmente i cibi datimi in tre razioni e consumo la seconda durante la giornata senza riuscire a soddisfare lo stomaco. Alle 14 circa il treno si ferma e ci si autorizza a scendere. Lo spettacolo dei 400 ufficiali accovacciati lungo la ferrovia, se non fosse tragicamente umiliante, farebbe ridere. Ma pare che i tedeschi ne siano compiaciuti perché ridacchiano fra di loro – infatti per loro lo spettacolo è solamente comico. Non ci è mai stata data, durante il viaggio, la possibilità di prendere acqua da bere; alle nostre richieste i tedeschi rispondono “morgen” – domani.

Ci ridistendiamo all’imbrunire e trascorro un’altra notte di penoso dormiveglia sul duro fondo del vagone traballante. Sono infilato sotto una panca e non mi posso muovere per coprire i piedi intirizziti – finalmente vien l’alba e ci scuotiamo dal corpo il torpore e la polvere del pavimento. Passiamo da Eilemburg e poi facciamo una lunga sosta. Il carro viene aperto; a pochi passi c’è una fontana ma chi tenta di riempir la borraccia viene respinto dalla sentinella. Si riparte; il treno attraversa una immensa brughiera incolta. Altra notte sulle dure tavole – ma il treno sta quasi sempre fermo – quindi posso dormire a tratti. Il mattino del 6 – quarto giorno di viaggio – ci porta un paesaggio invariato ed una fame sempre più forte. I viveri sono finiti. Alle 9 abbiamo già varcato l’ex confine tedesco – polacco e sostiamo a Posen. Poi riprende a passarci davanti agli occhi la sterminata pianura. Di tanto in tanto vedo qualche fagiano che passeggia elegantemente nei prati e lo immagino arrosto. Lo stomaco fa sentire, sempre più forti, le sue esigenze, ma, con Brunello, decido di rimandare alla sera l’apertura della scatoletta di carne. Si fa una sosta in aperta campagna per la solita seduta collettiva, poi si raggiunge Kutno – famoso per la disfatta che vi subirono i polacchi nel 1929. Ci vien data una zuppa e del caffè – o qualcosa di simile. Consumiamo, in due, mezza scatoletta e conserviamo il resto per l’indomani.