22 luglio: un anno

22 luglio: ricorre un anno da quando ho lasciato per l’ultima volta la casa e la famiglia – la nostalgia di essa è più grande che mai e in alcuni momenti mi pare impossibile contenere i sentimenti che provo per Renata e per Titti ed il desiderio di rivederli è più grande di ogni cosa. La nostra attenzione è intanto tutta rivolta a quanto succede in Germania: si parla di un attentato a Hitler e di disordini e scissioni. Parzialmente le notizie vengono poi confermate ufficialmente e noi viviamo ore di ansiosa attesa – ma fino ad oggi, 25, abbiamo la sensazione che la barca scricchioli ma che non accenni a sfasciarsi. Nei giorni successivi, dalle notizie che entrano nel campo, si viene a sapere che la guerra è stata in grave pericolo per via del colpo di stato ma che purtroppo nulla è cambiato. La mano della Provvidenza ha protetto ancora una volta il Fürer. I discorsi dei ministri tedeschi ci rendono noto che un altro giro di vite è stato dato alla disciplina in Germania.

Il giorno 28 ci vien domandato, ad uno ad uno, se intendiamo aderire volontariamente al lavoro. I “si” sono ben pochi ed il Colonnello tedesco resta deluso. Naturalmente le pressioni per il lavoro sono accompagnate dalle solite angheriucce: severità disciplinare e proibizione di cucinare. C’è gente affamata che mangia riso crudo macerato nell’acqua. Ma c’è anche una miriade di stufette clandestine che funzionano abusivamente nei luoghi più impensati. Osservo che il posto messomi a disposizione dalla cuccetta arriva ad un metro cubo. Su essa devono starci: la valigia, il sacco alpino, la divisa e gli stivali appesi, il sacco e la cassettina con i viveri a portata di mano, la biancheria lavata ad asciugare, i libri, il necessario per toeletta, coperte e necessario per dormire, borraccia ecc. Inoltre, naturalmente, ci devo stare io a mangiare, dormire ecc. ecc.

La prima settimana di agosto trascorre in relativa tranquillità: non si parla di adesioni al lavoro; la cucina funziona ed i risotti cuociono allegramente; il rancio migliora sensibilmente con l’inizio delle patate novelle; il tempo buono ci permette di passare le giornate all’aperto in costume da bagno; inoltre le notizie sulla guerra sono tali da dare buone speranze. In un pacco trovo delle piccole foto di Titti lungo, secco e sorridente. La seconda settimana vede la partenza dei 200 più giovani ufficiali del campo: si dice che vengano inviati all’Arbeits Komm. di Bonar ma non si sa se sia per lavoro obbligatorio o per il solito tentativo, come più probabile. Si dice che in seguito partiranno altri ufficiali. In questo periodo di avvenimenti risolutivi ai fini della guerra, la nostra pazienza è messa a dura prova e l’attesa è decisamente spasmodica – ma il morale è alto e l’affiatamento aumenta sempre più in seguito alle passate selezioni. Le camerate sono sempre strapiene e le pulci e le cimici ingrassano. Il 14, stanco degli assalti notturni di quest’ultime do una caccia spietata e ne catturo una ventina che, poste in un tubetto di vetro, costituiscono una formidabile e minacciosa arma. Durante la seconda settimana di agosto molti giovanissimi partono e si preparano distinte di successivi partenti.

Il ferragosto ci porta la notizia dello sbarco a Tolone; ogni giorno è foriero di mirabolanti notizie, ma solito esse risultano almeno in parte frutto di fantasie eccitate. Alla baracca convegno si rappresenta una rivista veramente graziosa che ci fa passare un’ora di buonumore. Trascrivo i gridi che nelle camerate servono ad allontanare gli scocciatori: optare! aderire! repubblica! baracca 10! lavandini! torba! fagiolini! camicia nera! Bolivia! Ognuno di essi ha il suo significato e la sua origine.

Con tranquilla ed intima cerimonia, ufficiali che furon fatti prigionieri prima di prender servizio, giurano fedeltà alla Patria.