Compleanno in prigionia

Il giorno 6 termina come ogni altro alle 8 di sera quando mi corico a dormire; ma tardo a prender sonno occupato come sono in fantasticherie racchiuse tra le mura di casa. È forse questo il momento più bello della giornata – è almeno l’unico in cui voci strascicate di siciliani calabresi e napoletani non interrompono il corso dei pensieri.

7 aprile – Compio tranquillamente in prigionia il mio 30° anno. I compagni mi voglion far pagare la tradizionale bevuta, quindi mi tocca interrompere il pasto, per andare a prendere una borraccia d’acqua.

8 aprile – Ci vengono dati i posti letto, finalmente. Trambusto generale in camerata, urli e gesticolazioni di meridionali in abbondanza. Noi agiamo tranquilli e silenziosi in concordanza e ci sistemiamo nel posto più ampio. Abbiamo fra i nostri castelli alcuni metri quadrati di spazio libero ed una finestra libera; quindi sole e aria a disposizione. Il tempo si è messo al bello e si direbbe dal tiepido sole che anche qui vuol fare primavera. La sera mi corico al mio secondo piano finalmente sollevato da terra.

9 aprile – sveglia alle 7 dopo dieci ore di sonno consecutive. È Pasqua. Abbandono il maglione da sciatore che ho indossato a Hyères e che non mi ero più tolto per tornare ad abiti meno invernali. È venuto un cappellano e alle 10.30 ascolto la messa nel piazzale tra le baracche. Il resto della mattina lo dedico alla pulizia personale e del posto. Pare un sogno essersi liberati dallo stretto contatto col pavimento. Durante tutto il pomeriggio restiamo chiusi nella baracca, nonostante il sole che invita ad uscire, perché c’è allarme aereo. Dalle finestre vediamo centinaia di quadrimotori inglesi e americani andare e venire in vaste formazioni. Mi si dice che il transito aereo è stato incessante anche durante tutta la notte. Probabilmente in molte città tedesche si passa una Pasqua anche meno allegra della nostra.
Il vitto di oggi è meno peggio del solito: ci danno una sbobba densa di miglio e patate in cui nuota anche qualche pezzetto di carne, poi il solito grasso, un ignobile formaggino e un cucchiaio di melasso. Verso sera il tempo si rannuvola e piove. Nella baracca convegno c’è un concerto, ad opera di alcuni prigionieri che già suonavano al I° blocco di Deblin, ma quando tento di entrare trovo la sala gremita e devo rinunciare. Brunello ha presentata domanda per il lavoro e probabilmente verrà sistemato presto data la sua specializzazione. Io sono più che mai del parere di attendere i tre centimetri di barba.

Possibile che queste spaventose incursioni non riducano i guerreggianti a più miti consigli? Vien buio presto a causa delle nubi e, alle 7.30 i più dormiglioni cominciano ad arrampicarsi sui castelli. Brunello, che in questi giorni è più affamato del solito, mi dice che starebbe tre giorni senza mangiare per vedere un istante il suo bambino. È una cosa che ha il suo significato anche se in tempi normali mancherà di effetto. Penso ad ogni modo che tutti si farebbe questo e altro per rivedere la propria famiglia.