In nota per un lavoro

5 gennaio. Non c’è buon prigioniero che non abbia i suoi pidocchi, si dice. Da noi i pidocchi ancora non sono comparsi, ma in compenso compaiono alcune cimici che forse ci hanno fedelmente seguiti da Hyères nel nostro bagaglio. Le vittime principali siamo, al solito, Brunello ed io. Faranno periodiche comparse anche in seguito, le care bestiole, e ne catturerò qualcuna. Alle pulci non facciamo più caso, tanto ci siamo abituati e le lasciamo vivere in pace chè tanto volerle distruggere è come voler vuotare il mare col cucchiaio.

6 gennaio. In seguito alla defenestrazione del comandante-ladro-di-patate, il comando del campo era stato assunto dal Capitano Rossini. L’andamento di tutto aveva preso un corso più regolare. Era riuscito ad infondere coi suoi modi signorili un senso di dignità, di serietà che, ad eccezione di pochi refrattari, aveva di molto risollevato il comportamento della massa. Avevano cessato di comparire alle adunate individui malvestiti e trasandati, e tutti, valendosi del suo esempio, avevano ripreso a comportarsi da ufficiali. I motivi del suo allontanamento sono tenuti nascosti ma si ritiene che sia accusato di aver fatta propaganda antifascista. L’accusa è infondata, per quanto mi risulta. Semplicemente aveva consigliato di non dimenticare la voce della coscienza, anche se più debole di quella dello stomaco, nel prendere le nostre decisioni.

L’8 gennaio Bellodi parte con i repubblicani ed al suo posto facciamo venire Segrantini. Con lui entra in camerata la sua poderosa biblioteca che ci aiuta non poco a passare il tempo. Ad ogni giorno che passa mi accorgo che la mia possibilità di continuare questa vita di ozio e di privazioni vien meno. Più o meno gli altri sono nelle stesse condizioni; quindi si considera la possibilità di mettersi in nota come lavoratori per cambiar vita. C’è chi dice che la cosa è più che lecita e regolare e c’è chi sostiene il contrario. Io ritengo che, per un individuo che desidera osservare ortodossamente un’idea, la cosa non è lecita. Ma il mio grande intendimento è quello di giungere a casa, prima o poi, in condizioni di vivere e di far vivere la famiglia. In linea di massima quindi decido per il lavoro salvo che questo implichi l’obbligo di adesioni politiche contrarie alle mie idee. La mattina del 10, con Brunello, Portalupi, Manni e il Capitano Teston, vado a mettermi in nota. Ronda aveva già aderito per primo; Bulzacchi e Ungania l’avevano imitato poco più tardi. Dichiaro onestamente quanto so fare e mi metto a disposizione in caso che la mia opera occorra. Ci viene assicurato vitto e alloggio conveniente; l’impegno definitivo però verrà fatto più avanti, probabilmente al momento dell’impiego.