Una scena grottesca

Dopo cauto il sospetto che si trattasse di una notizia falsa, ci rendemmo immediatamente conto della gravità della situazione in cui ci trovavamo ed è innegabile che fummo preda di un profondo sgomento. Si interrompe la cena non ancora finita e si rientra all’accampamento. Al comando di Battaglione troviamo il Tenente Colonnello Elefante anche più impressionato del necessario il quale, incerto sulle decisioni da prendere, ci da ordine di piazzare le armi attorno all’accampamento.

Non ci sono ordini dai superiori Comandi e quindi non si ha un’idea sull’atteggiamento che i tedeschi hanno assunto nei nostri riguardi. La domanda che tutti ci rivolgiamo è se il Governo Tedesco è consenziente o se il governo Badoglio ha agito di sua iniziativa. Da tale quesito pensiamo che dipenda anche la situazione in Italia, militarmente occupata da oltre quaranta – si dice – divisioni tedesche. Comunque, per un eccesso di delicatezza, o di prudenza, il Tenente Colonnello ci raccomanda di disporre le armi in modo che esse non siano viste e non rivelino un atteggiamento provocante da parte nostra. La consegna è di reagire in caso di aggressione.

È quasi notte e provvedo a disporre le armi del mio plotone in modo opportuno. Al mio settore viene assegnata anche una Hochtiss. Abbiamo parecchie armi in soprannumero, ma siamo scarsi di munizioni poiché abbiamo con noi soltanto le dotazioni di reparto, essendo stato versato il rimanente per la spedizione. Comunque la sistemazione difensiva, anche se affrettata, è buona e ci mette in condizione di resistere a qualsiasi attacco condotto con mezzi di fanteria. Il Colonnello Elefante, con il mio attendente per guida, si reca alla casa di Madame Ocri, ove è installato un centralino telefonico, per tentare di prendere contatto con il Comando del 208 Rggimento Fanteria da cui dipendiamo tatticamente. Morelli mi comunica al ritorno che al Colonnello è stato detto soltanto di attendere ordini. Durante la notte mi alterno con Dell’Orto al comando dei plotoni.

Gli uomini sono tranquilli e decisi. Continuamente, sulla strada di Hyères e, più lontano, sulla statale Tolone-Nizza, passano automezzi, cavalli e carri armati tedeschi. Al mattino del 9 un sottufficiale ed alcuni soldati tedeschi vengono all’accampamento e ci danno ordine di non uscire. Il Comandante del Battaglione non si oppone e ci invita ad attendere obbedendo. Più tardi il Colonnello Elefante ci ordina di deporre le armi. Obbediamo, ma poi, mentre siamo radunati in sede di Compagnia, non rendendoci conto della necessità de tale ordine, ci rechiamo al Comando di Battaglione per chiedere spiegazioni. La scena che costì ci si presenta agli occhi è quanto di più tragico e di più grottesco si possa immaginare. Giuseppe Elefante, in goffi abiti civili, pallido e tremante, tenta inutilmente di mettersi in testa un cappello basco per poi partire sulla motocicletta che lo attende e mettersi in salvo.